In Veneto il calo del Pil è inferiore alla media nazionale
- nicoscopelliti
- 3 set 2020
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Il secondo trimestre del 2020 ha evidenziato gli effetti negativi della pandemia da Covid-19 sul mercato del lavoro veneto, che per la prima volta in questo periodo dell'anno ha mostrato un saldo negativo, pari a -6.700 posizioni di lavoro dipendente tra aprile e giugno.
Il risultato è dovuto principalmente ai provvedimenti di lockdown imposti per limitare la diffusione del contagio, che hanno comportato da un lato il mancato avvio delle attività stagionali legate alla Pasqua e dall'altro il ridotto e ritardato avvio di quelle estive, ma dimostra anche la brusca accelerazione di una tendenza al rallentamento dell'occupazione in atto da tempo. Su base annua il calo è stato di oltre 40.700 posizioni lavorative.
A livello territoriale, saldi trimestrali negativi si registrano a Padova (-5.600 posti di lavoro dipendente), Treviso(-5.300) e Vicenza (-4.700). Segno più a Venezia (+6.700) e Verona (+1.400), che sono però le due province che nell'intero periodo di crisi sanitaria e occupazionale hanno pagato il prezzo più alto e che nonostante il lieve recupero mostrato con l'avvio della stagione estiva sono lontane dal ripianare le perdite subite durante il lockdown soprattutto in termini di mancate assunzioni. In terreno leggermente positivo anche Belluno (+500) e Rovigo (+300). I dati su base annua consentono di analizzare meglio il reale peso della pandemia e mostrano un saldo negativo in tutte le province. Ai vertici Venezia e Verona, dove negli ultimi dodici mesi sono andati persi rispettivamente circa 24.000 e 10.300 posizioni di lavoro dipendente.

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