Perché non riaprire le chiese?
- nicoscopelliti
- 25 apr 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 26 apr 2020
Carissimi amici frontalieri,
il nostro don Francesco Zampini ci ha inviato una sua riflessione legata alla recente ordinanza del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. Nel provvedimento non si fa alcun riferimento alle norme che regolano la proibizione per i fedeli di assistere alla messa.
Buona lettura
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Evidentemente inattività e isolamento sociale non possono durare per sempre. Perché non si muore soltanto di coronavirus. Avevo apprezzato il principio enunciato da Zaia che bisogna riprendere, non si può aspettare oltre. Riprendere ovviamente con il cervello: il che vuol dire riprendere con tutte le necessarie cautele. E se si deve per forza rinunciare alla inattività e all’isolamento assoluti, il pericolo di contagio si può contrastare con aumentate attenzioni sanitarie anti-contagio, come possono essere le mascherine, i guanti, i gel disinfettanti, distanze e quant’altro. Al necessario maggior pericolo, rispondere con aumentati presidi sanitari. E la nazione potrebbe avviarsi alla ripresa.
Principio validissimo, ora da attuare. Ripresa delle attività. La grande questione: quali? Scrivo da credente: lascio ai laici la libertà di pensare che religione e culto siano le attività più accessorie, le meno necessarie, posposte addirittura ai “sali e tabacchi”. Saranno perciò le ultime a riaprire? Chiederei ai laici che concedano anche a noi la stessa libertà: di pensare che per noi l’espressione religiosa è diritto fondamentale, viene al primo posto, è questione di vita. Nessuno obbliga loro, nessuno obblighi noi. Siano garantiti in modo uguale i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione, almeno finché resta in piedi questa Costituzione. Che dopo la catastrofe sanitaria, non ci scaraventino in una catastrofe umanitaria, perché l’uomo non vive solo di pane. Purtroppo quando si comincia a calpestare la religiosità si finisce per calpestare la persona nelle sue prerogative essenziali: è forse a questo che mirano? Vogliono davvero arrivare a toglierci la libertà di pensiero e di espressione? Troppe contraddizioni, troppe falsità, troppa disinformazione attraverso quei maledetti social che sembrano inventati apposta per portarci fuori strada, per renderci dei pappagalli, che non sanno se non ripetere l’ultima frase udita…
Ma veniamo alla questione della Messa. Premesso che i laici presumono di sapere, ma non ne sanno nulla, è intollerabile che lo Stato si sia intromesso, non per dettare norme sanitarie, ma per decretare che celebrazione si può o non si può fare, quali persone sono o non sono necessarie alla liturgia. E soprattutto per vigilare che non sia presente alcun fedele. Pronti Carabinieri e Polizia locale a controllare, fin dietro le tende degli altari laterali, se mai uno si occultasse! Siamo diventati così pericolosi? E’ davvero strano che uno Stato moderno finisca per fare da sacrestano come ai tempi di Checco Beppe o come nei regimi comunisti che pretendevano di instaurare una Chiesa di Stato! Né ci accontentiamo di assistere per televisione allo spettacolino di una Messa, che pure se è quella del Papa, non sostituisce il Sacramento: partecipare all’Eucaristia, vivere in comunione sacramentale con Cristo e con la Chiesa è tutt’altra cosa. Beato chi lo capisce, spiacenti per chi non capisce...
Quindi vogliamo innanzitutto la Messa e tutte le altre nostre espressioni religiose. Vogliamo vivere liberi in casa, in chiesa e lungo la via. Siamo pronti a mettere in pratica tutte le prescrizioni sanitarie dettate dall’igiene e dalla protezione dal virus. E se Carabinieri e Polizia vogliono controllare, vengano pure. Saremo osservanti e più che osservanti. Se poi insieme alle prescrizioni, fosse possibile ottenere finalmente anche i mezzi, meglio. Dopo mesi di emergenza, mascherine e guanti sono ancora introvabili. Vogliono favorire il mercato nero? Viene il dubbio, perché a parole se la cavano, sono saggi (e votabili), ma poi nel concreto non ci vogliono mettere neppure un dito.
Don Francesco Zampini

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